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CONSIDERAZIONI sullo stato della RISERVA NATURALE
ricavate dagli incontri con i tecnici della FORESTALE

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poesialberi.gif (2682 byte)Gli   incontri tra gli allievi e i tecnici  della Forestale di Vallombrosa hanno avuto come tema la vita della foresta e i suoi rapporti con l'ambiente circostante.
In un primo incontro sono stati trattati temi generali riguardanti la salute della foresta e l'influenza della città sul  microclima di Vallombrosa; in un altro incontro sono state affrontate problematiche più attinenti alla vita della foresta e al suo futuro.
                                         LA CITTA'  E LA FORESTA
Firenze può esercitare la sua influenza anche su Vallombrosa: agli inquinanti caratteristici del territorio intorno a Vallombrosa (industrie chimiche e farmaceutiche, dei laterizi, centrali termoelettriche, traffico veicolare ed aereo) si aggiungono quelli di provenienza cittadina, dello stesso tipo ma in concentrazioni più elevate, ed addirittura di tipo particolare come i tensioattivi che, trasportati dai fiumi fino al mare e quindi presenti nell'aerosol  marino, arrivano fino alla foresta nelle giornate di forti libecciate.
Le piante quindi  sono esposte a possibili danneggiamenti: i moti di aria quotidiani, le brezze serali ascendenti verso Vallombrosa, vero crocevia di tre vallate vicine e comunicanti (Valdarno Mugello e vallata fiorentina) , sono quotidiani vettori di inquinamento, aggravato dal ristagno d'aria invernale e dalla nebbia, dove gli inquinanti si concentrano da 10 a 100 volte di più. Le piante possono subire danni nel complesso fogliare, in particolare negli organi responsabili dello scambio idrico (ingiallimento precoce), può essere dissolta la pellicola di grassi che protegge foglie ed aghi, i complessi forestali possono essere indeboliti strutturalmente a causa dell'impoverimento e della acidificazione dei suoli, con diminuita resistenza alle malattie e limitazione nella crescita e nella riproduzione. Anche l'ozono svolge la sua azione dannosa sulla foresta: misurazioni effettuate dalla Forestale a Vallombrosa evidenziavano che la sera, nei periodi estivi, la concentrazione di O3 si alzava dalle 17 alle 20 in corrispondenza delle brezze di valle. La foresta tuttavia sembra in grado, almeno per ora, di reagire a tali avversità, mantenendo buone condizioni vegetative.
                                              LA   VITA DELLA FORESTA  NEI  SECOLI
Nel secondo incontro il tema del dialogo con i tecnici della Forestale è stato la foresta, da entità economica e spirituale dei tempi passati all'aspetto odierno di patrimonio di tutti.
gitavall3mini.jpg (6955 byte)Inizialmente la foresta non aveva le caratteristiche attuali, ma era costituita da piccoli nuclei  di boschi naturali misti. Dal 400 in poi  i monaci introdussero nella foresta , di tipo naturale, la coltivazione dell'abete bianco, una pianta che dava il legname più pregiato per utilizzazioni civili e militari, dando vita a un bosco sempre più esteso di tipo artificiale. I tronchi, lunghi , lisci e senza troppi nodi, andavano molto bene per le costruzioni di alberi delle navi, di architravi di case, di macchinari e carpenteria di uso bellico.
Le attività spirituali dei monaci dell'Abbazia ben si conciliavano con la bellezza e l'esclusività della foresta: il bosco era luogo di riflessione,  ma anche sicura   fonte di sostentamento economico con il commercio del legname.
La coltivazione delle piante fu pianificata in modo tale da creare aree di abeti della stessa età (coetanei), che dopo circa 100 anni di vita avevano tronchi dalle caratteristiche migliori, che quindi potevano essere tagliati. Per non doversi trovare senza abeti perché tutti tagliati, i monaci introdussero  la rotazione di coltivazione e taglio delle aree di abetine, che consisteva nel taglio raso , ogni anno, di un'area di abetina avente 100 anni e nel piantare contemporaneamente un'uguale area di nuovi alberi,  mantenendo così  intatto il patrimonio boschivo (assestamento della foresta). La  razionalizzazione della coltivazione creò intorno all'Abbazia ettari di bosco specifici per tipi di piante pure e coetanee.
Queste attività sono state continuate nei secoli successivi,  anche quando la gestione della foresta passò , dal 1866, al Corpo Forestale dello Stato, seguendo le alterne vicissitudini storiche con periodi di crescita e di impoverimento, permettendo sempre di usufruire di una importante fonte di legname pregiato. Negli anni successivi al 1970 non ci fu più un guadagno economico apprezzabile, per l'avvento di altri materiali da costruzione e nuove tecnologie che facevano a meno del legno. Quando venne meno il profitto derivante dal taglio degli alberi, l'unico modo per mantenere attiva  la gestione della foresta, preservandone le caratteristiche, fu la classificazione come Riserva Naturale Biogenetica, avvenuta nel 1977: ma già alla fine degli anni '60 era finito il taglio raso degli alberi necessario per reimpiantare nuove abetine, e contemporaneamente le abetine più vecchie (135 - 140 anni)  mostravano segni di deperimento con essiccamenti, sradicamenti e stroncamenti.
Negli anni '80 cominciarono a manifestarsi più evidenti fenomeni di deperimento delle piante, quali necrosi essiccamento perdita di chioma e ingiallimento precoce, abbastanza simili a quelli presentati dalle foreste del nord Europa, dovuti forse a aggressione di inquinanti atmosferici, o a mancate cure e acclimatamento in particolare degli abeti.
Attualmente questi fenomeni sono quasi del tutto scomparsi, registrandosi esclusivamente una morte fisiologica di circa una pianta per ettaro di bosco ogni anno, su un totale di circa 1400 ettari di foresta .
L'indirizzo attuale della gestione della Riserva Naturale Biogenetica di Vallombrosa   da parte del Corpo Forestale è quello di ricreare un bosco naturale, quindi in gran parte misto, più in equilibrio con l'ambiente e il clima caratteristico della zona rispetto a quello formato artificialmente da abetine, conservando, e curando opportunamente, le abetine pure in una zona limitata intorno all'Abbazia.
                                                  
              RIFLESSIONI
A conclusione degli incontri gli allievi hanno riflettuto sul fatto che le risposte ai problemi ambientali sono urgenti ma difficili: non bastano interventi  quali l'applicazione rigorosa delle norme vigenti in materia di salvaguardia ambientale,  uno stile di vita meno inquinante, una  conservazione del patrimonio boschivo intatto. Come si deve intervenire sulle fonti di inquinamento, così si deve anche curare attivamente lo stato dei beni naturali in nostro possesso, in particolare la foresta di Vallombrosa, così vicina alla nostra città, che necessita di una gestione che la rivalorizzi e la renda veramente patrimonio di tutti.

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