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BANCA DATI: PRESSIONI SOCIO ECONOMICHE NELL'AREA FIORENTINA

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 Rapporto sulla Provincia di Firenze - Anno 1999 - redatto dalla Regione Toscana

Può essere interessante analizzare da vicino la conformazione antropica e la condizione socioeconomiche del territorio parallelamente alla sua evoluzione passata e futura; scopo principale di quest’approccio è di indicare l’impatto che tali caratteristiche possono avere sull’ambiente e soprattutto nel nostro caso sulla qualità dell’aria nel comprensorio fiorentino.

Nel territorio della provincia di Firenze sono facilmente distinguibili cinque zone con caratteristiche diverse: la "piana" che comprende il capoluogo, Prato e Pistoia, il distretto empolese, il Valdarno Superiore e l’area prettamente montuosa del Mugello e della Val di Sieve (la quale comprende Valle Ombrosa).Riportando i dati al nostro caso si può notare come: la pressione antropica sia maggiore sicuramente sulla piana di Firenze che detiene circa il 64% della popolazione di tutta la provincia e come essa sia molto attenuata nella zona di Valle Ombrosa ( circa 4%); questo ci porta a pensare che in tale zona l’inquinamento dell’aria sia pressoché uguale a 0. Questa considerazione, raffrontando i nostri dati sulle precipitazioni umide di Firenze e di Valle Ombrosa è senza dubbio errata e ci porta alla conclusione che il problema delle emissioni di inquinanti in atmosfera non è circoscritto a zone ben definite, ma lo si deve globalizzare a tutto il territorio circostante. Nel caso del comprensorio fiorentino l’esposizione stagionale a venti umidi provenienti da Sud Ovest e a quelli freddi di Nord-Nord Est è la causa di tali problematiche. La crescita del numero di abitanti nel territorio fiorentino degli ultimi anni (che segue ad una tendenza negativa da 15 anni) non corrisponde però esattamente con il degrado della qualità dell’aria; infatti in tale relazione non influisce soltanto la dimensione demografica ma anche le scelte localizzative e produttive, la tipologia dei consumi e la dotazione infrastrutturale. Tale salto di crescita è dovuto più ai flussi migratori che a una tendenza biologica e lo si può rilevare studiando le variazioni di abitanti per ogni singolo comune del comprensorio.

Comunque al fine di fornire dati attendibili della pressione sull’ambiente esercitata in termini di attività produttiva, si deve far riferimento ai più importanti indicatori energetici. A Firenze le categorie industriali più prolifiche e più dispendiose per quanto riguarda le fonti energetiche, sono: il tessile, la carta e la chimica; tali attività sono sicuramente le principali responsabili, insieme al traffico autoveicolare, delle quantità di gas e polveri sprigionate in atmosfera.

 TRASPORTI E MOBILITA

La provincia di Firenze è caratterizzata da un sistema infrastrutturale di trasporti che si estende per circa 3514 Km2 di superficie per lo più collinare con una area montuosa a nord ed una zona pianeggiante a ovest. Il territorio in esame costituisce una regione chiave per il collegamento Nord-Sud dei grandi sistemi viari e ferroviari del paese. Proprio la concentrazione di tale mole di traffico, al quale si aggiunge quella degli spostamenti locali mette a dura prova la buona qualità dell’aria. Questo aspetto della pressione antropica è senza dubbio il più dannoso per il sistema aria che ne viene pesantemente influenzato e proprio il traffico stradale è la causa della maggior parte delle emissioni di tutti i principali inquinanti (biossido di zolfo, monossido di carbonio, ossidi di azoto etc.).Oltre al fatto che in valore assoluto questi flussi sono molto superiori ai livelli di traffico per i quali era stata pensata e realizzata l’infrastruttura, è da notare che il traffico continua ad aumentare di anno in anno rendendo il "problema emissioni" ancora più grande. Tutte queste conclusioni sono state tratte dall’analisi di molti parametri inerenti a tale problema e cioè: le vendite di carburante, i veicoli circolanti annualmente, le auto per abitante, il traffico giornaliero etc.

Per fortuna anche gli enti territoriali e nazionali stanno cercando di uniformare la legislazione alla tutela dell’ambiente introducendo una legge, nota a molti, che vieterà nel giro di pochi mesi il traffico a macchine non catalizzate. Da test statistici si nota infatti che con tale limitazione si può arrivare a diminuire le emissioni giornaliere di cifre pari al 80%.

CONSEGUENZE DELL’ATTIVITA UMANA SUL SISTEMA

Quando si cerca di analizzare la relazione fra l’attività umana e la degradazione dell’ambiente, non si può ignorare un importante anello di congiunzione: la vegetazione. Per la molteplicità delle funzioni che assolve il bosco si riconosce come una grande utilità per la qualità ambientale: tramite l’attività di filtraggio delle impurità atmosferiche, tramite l’azione di biomonitoraggio che svolge e soprattutto tramite l’abbattimento del tasso di anidride carbonica e la conseguente limitazione dell’effetto serra. Lì dove l’uomo interviene con una azione troppo intensa viene a mancare l’equilibrio tra la risorsa del bosco e l’ambiente circostante, così facendo si manifestano fenomeni di degrado raccolti tramite la monitorizzazione delle piante. Facendo riferimento all’inventario a livello provinciale della superficie forestale si può facilmente notare come i boschi siano per circa il 80% la categoria più rappresentata rispetto agli arbusteti e alle aree in rinnovazione. Dal punto di vista della composizione specifica di questa grossa fetta di vegetazione vedono la prevalenza le querce seguite dalla roverella, il cerro, il carpino nero ed il faggio; proprio queste specie ed altre particolari (come la Nicotiana Tabacum ) vengono studiate perché sensibili a quantità eccessive di ossidi di zolfo, ozono e monossido di carbonio. Quando la funzione di queste piante viene a mancare si possono avere ripercussioni pesanti anche sulla stabilità del suolo, sulla regimazione delle acque e soprattutto un innalzamento del clima locale. A sua volta quest’ultima dislocazione influisce non poco sulla vita media delle sostanze emesse in atmosfera e sulle quantità presenti. Per esempio lo smog fotochimico è un processo che si innesca in presenza di idrocarburi i quali reagendo con quantità minime di ossidi di azoto, vanno ad alterare un sistema di reazioni cicliche il quale comporta consumo di ozono. Un clima più caldo favorisce tutto ciò e ha come conseguenza una elevata concentrazione di ozono nell’aria. Questo è soltanto un piccolo esempio di come l’attività umana può influire sull’ecosistema naturale.

 LE POLITICHE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE SULL’AMBIENTE

Gli enti che si occupano del monitoraggio della qualità dell’aria e del controllo degli episodi acuti di inquinamento sono principalmente il Settore Ambiente e l’ARPAT. La provincia di Firenze intende perseguire in futuro una linea di attività finalizzata a un miglioramento della qualità dell’aria( già avvenuto negli ultimi anni) e all’ottenimento di alcuni principali obiettivi: