La canzone dell'ulivo - Giovanni Pascoli - commento
Mentre Van Gogh dà una visione molto suggestiva nei dipinti in cui rappresenta la pianta dell'ulivo, tramite dei colori molto vivaci e dei tratti marcati, Pascoli rende il tutto molto più semplice ma significativo, dando all'albero un altro tipo d'immagine.
La poesia "La Canzone dell'Ulivo" fa parte della raccolta "Canti di Castelvecchio".
Pascoli vive in questo posto bellissimo, si lega molto alla gente del luogo e percepisce l'amore che essa ha per la propria terra. Il poeta sente molto la bellezza dell'ulivo; il mondo era più legato alle tradizioni, infatti l'ulivo veniva visto come il segno della pace, della luce e della morte (i suoi rami venivano bruciati perfino nella tradizione di carnevale).
Inizialmente,- "A' piedi del vecchio maniero...."-, l'ambientazione offre un aspetto triste e di solitudine, dove tutto appare statico e privo di vita. Con la piantagione dell'ulivo tutto cambia, tutto rinasce. Illuminando il paesaggio circostante, riesce a donargli, con la sua semplicità, un bagliore gaio e vivace.
Il valore che il poeta vuole esprimere nella seconda strofa è quello che l'ulivo riesce a donare un'influenza positiva, con la sua energia vitale, a tutto ciò che lo circonda. Rammentando i colori dell'estate, con il suono piacevole che offre la natura -"lo assordano l'ebbre cicale col grido solivo..."- e con i suoi abitanti -"dov'erri la pecora, e rauco la chiami l'agnello..."-, la pianta ha un'azione benefica ed è per questo che deve fissarsi nel terreno e crescere forte e duratura nel tempo, con il vigore dell'aria e la forza del sole -"Qui radichi e cresca! Non vuole, per crescere, ch'aria, che sole, che tempo, l'ulivo!"- (terza strofa, versi 31-32-33).
L'impressione che ha il lettore nella quarta strofa è quella di un significato di forza: le radici della pianta sono fissate saldamente nel terreno ed i suoi rami, con le sue foglie argentee, sono rivolti al cielo -" Nei massi le barbe, e nel cielo le piccole foglie d'argento!"-. Come possiamo notare c'è un paragone con due elementi fondamentali, ma anche opposti, che stanno alla base del mondo: la terra ed il cielo.
Nella quinta strofa, è come se l'autore cambiasse il ruolo dell'ulivo, donandogli la funzione di tempo che passa, di generazioni che si susseguono, di eternità -"Noi mèsse pei figli, noi, ombra pei figli dè figli, piantiamo l'ulivo!"-. Ha come un valore d'infinità, come se la vita trascorresse e l'albero fosse un punto fisso in mezzo a tutto il resto. Nell'ultima parte della poesia viene descritta la morte, vista non come la fine di tutto, ma come l'inizio di una pace eterna e sublime (nei componimenti del Pascoli, è sempre presente il richiamo della morte della madre).
Con gli ultimi versi -" ma nutri il lumino soletto che, dopo, ci brilli sul letto dell'ultima pace!"- il poeta vuole esprimere che l'olio, ciò che alimenta il lume, è la luce, fondamentale nella vita (l'olio veniva bruciato nelle lampade di terracotta poste all'interno delle tombe; questa pratica risaliva perfino agli etruschi).
L'ulivo diventa il simbolo del futuro....è come magia!
In conclusione, il tema fondamentale che si snoda sull'intera poesia è la natura, e tutto il componimento, come gli altri appartenenti alla raccolta, gira attorno al suo legame con l'ambiente di Castelvecchio. L'immutabile ciclo naturale (alludendo alle stagioni, l'estate quella presente nella poesia analizzata) si presenta come un rifugio rassicurante e consolabile dal dolore e dall'angoscia dell'esistenza storica e sociale.
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COMMENTO del Prof.Tosto
La lirica mette in evidenza le doti e le prerogative dell'ulivo: la resistenza al tempo e alle intemperie, l'utilità del suo frutto, il senso di pace e di serenità che dona agli uomini col tenue e pallido verde delle sue fronde, del quale ammanta ì" colli. L'ulivo è pianta resistente: affonda saldamente le sue radici nel terreno sassoso, impiega molti anni per diventare pianta che porta frutto, ma, come è stata lenta nel crescere, così dura a lungo nel tempo. Esso lega tra loro più generazioni, dando ai padri la soddisfazione d'aver piantato un albero non per il proprio bene, ma per quello dei figli e dei posteri. Il frutto dell'ulivo è prezioso, perchè l'olio non dà solo nutrimento, ma anche luce nella lampada; e come luce ci accompagna fin sul letto di morte. Indubbiamente l'ulivo è pianta che ispira sentimenti vicinissimi al poeta: la pace, che è il contrario dell'odio raffigurato nel vecchio castello (maniero); la generosità verso gli altri (il dono prezioso del suo frutto); la bontà, che è il contrario della cattiveria.

Note (E. Tosto)
v.l- maniero: antico castello. vv.6-7- turbato. ..: lo sparviero è disturbato dall'andare e venire di un fantasma, quello dell'ufficiale di giustizia (balivo) che continua a frequentare quel luogo anche dopo la morte, secondo ) la leggenda. v. 9 -a' piedi dell'odio: ai piedi del castello, che è il sìmbolo delle guerre e delle aggressioni (dell'odio), piantiamo l'ulivo, il simbolo della pace. v.12- appresti: prepari, fornisca. v.13- la bacca: l'oliva, il frutto. v.14 -gremita: riferito logicamente a ulivo, ma accordato con bacca: l'albero carico, ricco di frutti. -che: così che. v.15 -tordo sassello: varietà di tordo, che è ghiotto di olive vv.16-17 -glauco pallore: il verde pallido delle foglie, che dà un senso di pace e di serenità, ricopre la rupe, che nella sua asperità dà un senso di malvagità ( truce) . v.20- vermene: i sottili rami della pianta. v.21 -pel figlio dell 'uomo: per Cristo, che sull'asinello entrò in Gerusalemme, festeggiato con l'agitazione dei rami d'ulivo. v.23-26 -il piccone: per il terreno sassoso occorre il piccone; non servono l'aratro o la piccola vanga (marrello) per un arido (sterile) terreno scosceso (clivo), come quello in cui si deve piantare l'ulivo. vv.29-30 -assordano: riempiono il colle del loro frinire al sole (grido solivo), come ubriache (ebbre), come impazzite. v.31 -radichi: metta le radici. v.34-37- barbe: le diramazioni sottili delle radici; l'ulivo preferisce i terreni sassosi e ghiaiosi a quelli soffici, adatti a piante più delicate (gracile stelo). v.38 -s'avvinchia: per s'avvinghia' ; più propriamente sono le radici che s'avvinghiano ai massi. vv.40-41 -Lì, soffre: con le radici tra i massi aridi e aspri l'ulivo fa tutti i suoi sforzi per crescere, e vive senza richiedere molte cure, abituato com'è al sacrificio. vv.42-44 -soffre ma bea: l'ulivo rende beati (bea) gli altri col suo soffrire; infatti è capace di ricavare dai sassi aspri e duri il loro contrario: l'olio fluido e molle per gli uomini. v.46-48 -solleciti grani: acini di grano, che si sviluppano e crescono così in fretta, che la neve li (cui) ricopre poco tempo dopo la semina, e il dolce vento estivo (zefiro) li ripulisce (li mondi) dalla pula (dal leggero e sottile guscio; il tutto nel giro di pochi mesi. vv.50-52 -ombreggi: gli faccia ombra standogli sopra con la sua chioma regale (sopra lui regni), accanto al ruscello (rivo) che scorrendo (labile) diffonde la dolce musica (canoro) delle sue acque. vv.53-55 -pei figli: nulla di male se il" contadino pianta il grano e l'alloro per se, ma l'ulivo è piantato dal contadino, con un atto di previggenza e di generosità, non per se, ma per preparare un raccolto (messe) e un riparo {ombra) per i figli e per i figli dei figli (per le generazioni future); messe e ombra dell' ulivo richiamano i vv.47-48 (il raccolto del grano) e 50 (l'ombra dell'alloro). v.56 -alberi subiti: alberi che crescete rapidamente. v.57-58 -date pur: imperativo esortativo e concessivo. vv.58-59 -brevi fiammate: il legno degli alberi che crescono in fretta dà un fuoco rapido e breve (brevi fiammate), con lo scoppiettio che l'accompagna {rombo seguace). v.60 -placido e pallido: che cresci lentamente, che non conosci la fretta, e che col tuo pallore dai un senso di serenità e di pace. v.61 -non dare a noi nulla: in contrapposizione con a chi pianta del v.57: a chi pianta altri alberi, questi diano pure ombra, frutto, fuoco, a noi che piantiamo l'ulivo e che lo piantiamo non per noi ma per i nostri discendenti (vv.53-55) basta che l'ulivo piantato da noi resti. vv.62-63 -tardivo: l'ulivo cresce lentamente, ma forte (sicuro) mentre non dà ne frutto ne ombra ne fuoco (nel tempo che tace). vv.64-66 -nutri il lumino: a noi che lo stiamo piantando importa solo che l'ulivo resti e cresca; infatti quando darà, sia pure tardivamente, il suo frutto, questo col suo olio potrà alimentare la lampada (nutri il lumino} che noi desideriamo che arda (brilli) per noi sul letto di morte o sulla tomba.
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