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ANALISI

  RISULTATI E CONFRONTI

btzbul1d.gif (312 byte)ANALISI CHIMICHE btzbul1d.gif (312 byte)  RISULTATI E CONFRONTI:
COMMENTOCONCLUSIONI
COMPLESSIVO
delle TABELLE
  btzbul1d.gif (312 byte) METODICHE

COMMENTO DEI RISULTATI e CONFRONTI
I risultati ottenuti, esposti nella Tabella n°1(Rifredi) e Tabella n°2(Vallombrosa), sono stati messi a confronto con i valori delle deposizioni campionate in periodi paralleli nelle zone montuose del Monte Corchia (Apuane m.1074) (Tabella n°3) e del Monte Rondinaio (Appennino Tosco Emiliano m. 1880) (Tabella n°4), e in un’area appenninica dell’alto Mugello (località Cannucceto, Boschi di Panna m. 920) (Tabella n°5) dove sono effettuate analisi da parte dei laboratori dell’ARPAT nell’ambito di studi volti a mettere in evidenza l’influenza delle precipitazioni sulla composizione dell’acqua di alcune sorgenti. Questi campioni sono stati prelevati mediante un campionatore bulk (F. Mantelli, Campionamenti di piogge in aree montane, Boll. Chim. Igien., in pubblicazione, 2000). E’ stato inoltre effettuato un confronto con i dati relativi ad analisi delle deposizioni nell’area fiorentina effettuate negli anni passati, attingendo da quanto disponibile negli archivi ARPAT (fonte " Rete di allarme ozono e piogge acide: l'esperienza fiorentina" op.cit.), (Tabella n°6).

Dai confronti tra i dati dei campioni del 1999 e quelli dall’87 al 90 relativi alle deposizioni dell’area fiorentina si osserva una diminuzione della concentrazione dei nitrati nel tempo.
I NITRATI sono degli indicatori estremamente interessanti nelle piogge in quanto sono generati oltre che dai fulmini (che portano alla sintesi degli ossidi di azoto che si ossidano ad NO2, successivamente ad anidride nitrica e infine ad acido nitrico), anche da fenomeni di combustione. Il nitrato è quindi presente in genere in un’area urbana in quantità maggiori rispetto ad un’area montana. Dai dati ottenuti a Rifredi (Tabella 1) si osservano valori tra 0.2 ed 1.5 mg/l, si tratta pertanto di concentrazioni molto basse anche confrontate con i valori ottenuti dall’analisi dei campioni della zona di Panna (Tabella 5), dove si trovano valori intorno a 2.2 mg/l. Occorre comunque precisare che, comunque, trattandosi campioni prelevati con campionatore bulk, è possibile osservare valori più alti di certi analiti nelle varie aree montuose dove si è svolto il campionamento. Le differenze sono comunque contenute e il confronto mantiene una sua validità.
Per quanto riguarda le concentrazioni trovate dell’AMMONIO, i risultati dei campioni di pioggia da noi analizzati sono abbastanza elevati, rispetto a quelli riportati per la zona di Panna, benché siano confrontabili, per esempio con quelli del Monte Corchia.
Nell’ambito dei costituenti azotati i NITRITI hanno scarsa rilevanza dal punto di vista diagnostico per l’atmosfera. I risultati ottenuti per i nitriti che mettono in evidenza scarsa presenza di questi ioni nella composizione delle piogge al massimo fino a 0.29 mg/l a Vallombrosa (Tabella 2) non possono tuttavia essere messi in relazione con quelli ottenuti sull’Appennino in quanto in queste zone le differenze nel metodo di campionamento, che avviene in un lasso di tempo molto più grande (dell’ordine dei mesi) comportano una possibile degradazione della specie nitrito o una eventuale formazione di nitrito ad opera dei nitrati presenti nelle precipitazioni.

Riguardo ai SOLFATI, l’utilizzazione di combustibili desolforati ha comportato una diminuzione dei prodotti emessi in atmosfera derivanti dalla combustione dello zolfo; questo ha portato alla scomparsa di differenze marcate tra le concentrazioni degli ossidi di zolfo in zone urbane e non. I valori ottenuti dalle analisi delle precipitazioni da noi effettuate sono infatti confrontabili con quelli della zona di Panna. E anche da un punto di vista dell’analisi di quanto si verifica nel territorio urbano dal confronto con i dati di Tabella 6 si osserva una diminuzione da valori medi intorno a 3 mg/l a valori ai limiti della rilevabilità.

Per i CLORURI, in aree montuose interne dell’Appennino si trovano valori piuttosto bassi intorno a 0.8-1.5 mg/l, mentre per i nostri campioni si possono osservare valori oscillanti in un range abbastanza ampio, con punte fino a 37 mg/l a Rifredi. Negli ultimi dati relativi al trimestre autunnale si può comunque notare un aumento per la concentrazione di cloruri sul Monte Corchia, probabilmente a causa dell’aerosol marino. L’influenza di un simile fenomeno atmosferico può essere ipotizzata anche nel caso dei campioni da noi analizzati e non si può, quindi, trarre nessuna conclusione riguardo alla tendenza del parametro cloruri rispetto a quanto riscontrato nei dati relativi alle deposizioni umide fino al 1990, proprio a causa della oscillabilità dovuta all’influenza dei fattori ambientali enunciati sopra.
Spesso, ad elevate concentrazioni di cloruri, sono associati valori di conducibilità più alti della media e questa stessa correlazione tra cloruri e conducibilità può essere osservata in molti dei campioni analizzati a Rifredi e Vallombrosa. Se si prendono in esame i valori di conducibilità a quote intorno a 1800 metri (Monte Rondinaio) si osservano dati oscillanti intorno a 15 mS/cm. A quote più basse, ovvero la zona di Panna (m 920) i valori di conducibilità aumentano in media intorno a 30 mS/cm. Per quanto riguarda invece i valori riscontrati per il Monte Corchia (m 1070) che si trova in prossimità del mare si trovano risultati in intervalli più ampi con punte anche di 70 mS/cm. Non sono purtroppo disponibili, però, valori di conducibilità per quanto riguarda i dati storici di Tabella 6 ed in questo senso non è possibile nessun confronto.

Dal confronto di Tabella 6 e Tabelle 1 e 2, un’importante considerazione riguarda anche l’aumento del pH negli ultimi due anni. In media si osservano infatti valori che sono nell’ordine del pH relativo all’equilibrio della CO2 in acqua. Questo è da mettere in relazione con la diminuzione della concentrazione di molti ioni che possono influenzare l’acidità.

Relativamente alla ricerca degli elementi in tracce, i dati storici a nostra disposizione riguardano soltanto il piombo ed il cadmio, ma si possono fare alcune interessanti osservazioni anche confrontando i risultati ottenuti (Tabelle 1 e 2) con quelli delle zone appenniniche (Tabella 3, 4, 5). Dal punto di vista generale si può osservare che i valori delle concentrazioni non presentano variazioni considerevoli nell’arco del periodo di osservazione.
Per quanto riguarda il FERRO ci si attesta su valori compresi tra 0.2 e 40
mg/l a Vallombrosa e valori in media più alti a Rifredi con punte di 214 e 348 mg/l nelle prime due settimane di dicembre. Queste elevate concentrazioni sono correlate ad altrettanto elevate concentrazioni di alluminio, e si potrebbe quindi pensare di ricondurre questi risultati ad un eventuale trascinamento di polvere, essendo alluminio e ferro presenti entrambi nelle polveri. I valori molto bassi che si trovano a Vallombrosa sia per il ferro che per l’ALLUMINIO, sono paragonabili invece a quelli determinati nelle precipitazioni campionate sul monte Rondinaio.
Per il MANGANESE, che rappresenta un importante inquinante ubiquitario, associato come impurezza a livello atmosferico spesso al ferro, si trovano valori abbastanza bassi: a Vallombrosa più bassi di quelli dell’Appennino e soltanto alcuni valori di Rifredi più alti, nelle prime due settimane di dicembre.
Per il CROMO, tranne in qualche campione, si osservano concentrazioni molto basse spesso inferiori al limite di rilevabilità, in accordo con quanto osservato nelle piogge dell’Appennino.
Per il PIOMBO se si effettuano confronti tra i dati dell’Appennino e quelli ottenuti a Vallombrosa, si osservano valori sovrapponibili; si hanno infatti valori del piombo a Vallombrosa fino ad un massimo di 3.5
mg/l, ma in media vicini al limite di rilevabilità: Vallombrosa risulta infatti confrontabile quindi con i valori ottenuti in zone a basso impatto antropico dove il piombo è da ricollegarsi soltanto all’erosione crostale. A Rifredi sempre per il piombo si ottengono valori di 15 e 9 mg/l che sono comunque riconducibili ad una zona cittadina con elevato traffico veicolare (combustione delle benzine), anzi in alcuni casi si possono considerare abbastanza bassi. Dal confronto con i dati di Tabella 6 si osserva infatti che, a parte qualche punta, le concentrazioni trovate si attestano su valori che risultano essere quasi di un ordine di grandezza inferiori rispetto a quelli rilevati negli anni ‘87/’90.
Non altrettanto è possibile considerare per quanto riguarda il CADMIO, per il quale si trovano comunque valori in generale molto bassi, in accordo con la tendenza a trovare poco di questo metallo nelle piogge.
INIZIO

Nella sezione CONCLUSIONI sono state svolte le considerazioni sui risultati delle analisi sopra esposti.